Monitoraggio intensivo degli antipsicotici atipici nel trattamento off-label dei sintomi psicotici e comportamentali dei soggetti anziani affetti da demenza non istituzionalizzati presso i tre P.O. di Lanciano, Atessa e Casoli

Pasquale Cioffi, Maurizio Maddestra, Iolanda Grappasonni, Fabio Petrelli, Caterina Di Fabio, Giovanni Petragnani, Donato Cicchini, Patrizia D'Ovidio, Francesco De Vita, Marilena Romero

RIASSUNTO: Gli antipsicotici di seconda generazione (atipici) vengono largamente usati per trattare manifestazioni psicotiche, stati di agitazione nei pazienti con demenza, aggressività. È noto tuttavia che il profilo sia di efficacia che di sicurezza di questi farmaci è tuttora controverso. Metodi. In adempimento alle indicazioni proposte dall'AIFA, è stato attivato un programma di monitoraggio rivolto ai pazienti ambulatoriali con diagnosi di demenza trattati con antipsicotici e seguiti dai tre presidi ospedalieri della ASL di Lanciano. Le schede AIFA compilate per singolo paziente sono state informatizzate, ottenendo un data-base relativo a 298 pazienti, nel
periodo luglio 2007-dicembre 2008.

Risultati. Si tratta di una popolazione a prevalenza femminile (58,0%), ultra-ottantenne (età media di 81,7 anni), in cui l’Alzheimer (AD) è la forma di demenza più rappresentata (57,0%). Il farmaco più prescritto è risultato la quetiapina (82,5%) seguita dal risperidone (9,4%) ed olanzapina (5,7%). Al di là dei decessi (15,1%), il 41,6% dei pazienti trattati ha sospeso la terapia a causa, in oltre la metà dei casi, di inefficacia, eccessiva sedazione o reazione avversa grave. Il monitoraggio ha posto in evidenza una bassa compliance con le raccomandazioni AIFA per quanto riguarda la frequenza delle visite di follow-up, la non opportunità di somministrare due antipsicotici e/o benzodiazepine. La pratica, non corretta, del frazionamento delle compresse è presente nel 14,1% delle prescrizioni. Il 43,3% dei pazienti
continua ad assumere gli antipsicotoci anche dopo un anno intercorso dall’inizio del trattamento, confermando un atteggiamento non coerente con gli obiettivi di controllo sintomatico.

Conclusioni. Un programma di monitoraggio capace di coinvolgere tutte le figure professionali (compreso il ruolo specifico del farmacista) dovrebbe essere obbligatorio e valutato in tempo reale, per permettere l'opportuna e tempestiva correzione delle pratiche improprie.